iosonovulnerabile, dunque vivo. Arte è amare la realtà
PROGETTI E INIZIATIVE
Vulnerabilità, realtà e potere dell’arte: di questo parla iosonovulnerabile, dunque vivo. Arte è amare la realtà, il progetto transdisciplinare curato da Sergio Mario Illuminato, prodotto dal Movimento VulnerarTe APS e realizzato nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio, della Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Velletri, con la collaborazione di Compagnia Atacama e Festival Internazionale Danza Contemporanea Paesaggi del Corpo.
L’ex Carcere Pontificio di Velletri funge da tela per esplorare un tema tanto universale quanto intimo: la vulnerabilità umana. Il curatore spiega «Il luogo nasce a metà del 1800 come proprietà Romani e ha percorso due secoli come ex galera pontificia edificata con l’unità d’Italia e chiusa definitivamente nel 1991, quando viene inaugurato il Carcere di Massima Sicurezza in località Lazzaria e i detenuti vengono gradualmente spostati. Dopo, in bilico tra destinazioni sbagliate e anni d’abbandono, arriva allo status odierno. Grazie alla delibera del 2015 del Consiglio comunale della Città di Velletri, con una spesa di 1,3 milioni di euro l’edificio è stato acquistato e preservato da qualsiasi speculazione edilizia. Il legame irrisolto tra architettura, funzione d’uso e simboli rende l’exCarcere Pontificio un contenitore ideale come Cattedrale Contemporanea della Vulnerabilità per la nostra pratica performativa transdisciplinare di pittura-scultura a carattere site-coexistence in cinema-danza-musica-fotografia. iosonovulnerabile è l’ultima testimonianza di questo patrimonio storico che da qui in poi sperimenterà una trasformazione attiva versò nuove identità».
Varcando il cancello dell’ex Carcere Pontificio di Velletri si finisce in un limbo di invisibilità. Nel silenzio assordante di luoghi che vanno dimenticati si accende una luce per guardare da vicino la particolare bellezza e energia della pelle della vulnerabilità, della piega della fragilità. A partire dal cortile della presa d’aria dei detenuti, il visitatore è chiamato a mettere in discussione i propri sensi per scoprire una realtà architettonica in cui un gruppo di artisti transdisciplinari può praticare una forma di speleologia creativa, capace di riportare alla luce ciò che l’incuria, il degrado e il tempo sono riusciti a nascondere per decenni: Organismi Artistici Comunicanti che trascendono la loro materialità in un mondo che sembra essersi cristallizzato ma che, nonostante tutto, ci fa vedere perché lottare per la vita.
A spiegare il concetto di Organismi Artistici Comunicanti è lo stesso Sergio Mario Illuminato: « Ho chiamato questi dispositivi di pittura-scultura allestiti nelle celle Organismi Artistici Comunicanti perché non hanno una forma fissa e conclusa, ma sono composti da un “Tessuto-Trama-Cosmica” in continua evoluzione, dove tutto è in uno stato di cambiamento: reazioni chimiche, fermentazioni, alterazioni cromatiche e degrado. Questo nome rafforza l’idea che l’arte sia un processo strettamente legato alla vita come materia prima e coinvolga una natura interpretativa attiva e inclusiva tra artisti e partecipanti. In gioco è qui il rovesciamento non solo di Platone, ma del Platonismo facendo dell’immagine non ciò che salva dall’erosione del tempo, ma il testimone più diretto di questa erosione. Per questo abbiamo preferito lavorare nell’ombra, nella polvere, nella preghiera, così come ci rivela l’allestimento e la fruizione della Sezione 1 e della Cappella-Cinema del Carcere che produce uno choc che rompe il legame abitudinario con i nostri mondi quotidiani usurati. Gli spazi delineati nel loro candore essenziale, tra contraddizioni poco risolvibili, nel cuore di una cultura gianotipica (da Giano, il Dio che guarda il passato e il futuro), diventano luoghi in cui traspare un ribaltamento di ruolo tra figura (opera) e sfondo (ambiente) e si sviluppa un processo di relazioni senza uguali che può rivelare un lessico condiviso tra artisti e partecipanti».
Pittura, scultura, fotografia, scenografia, cinema, danza, musica e suono: iosonovulnerabile abbraccia diversi linguaggi espressivi dell’arte e coinvolge Sergio Mario Illuminato, Rosa Maria Zito, Federico Marchi con Roberto Biagiotti e Alessandro Pagoni, Patrizia Cavola e Ivan Truol con Camilla Perugini e Nicholas Baffoni, Andrea Moscianese e Davide Palmiotto per ricostruire una tensione narrativa transdisciplinare che, nel contesto dell’ex Carcere Pontificio di Velletri, assume il valore di testimonianza del patrimonio storico di inestimabile valore che ha attraversato due secoli prima della sua trasformazione irreversibile.