«Ho provato. Ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio»
Samuel Beckett
Il nostro tempo si è rivelato unidimensionale, come previsto dal sociologo Mancuse, dove il principio di prestazione di corpi e pensieri è imperativo. Ci sentiamo costretti a comportarci come macchine efficienti, a correre il più velocemente possibile, ad essere perfetti. Questo ‘tempo della monade’ – descritto da Adorno – colpisce soprattutto i giovani, che negli ultimi decenni hanno sofferto un incremento della sindrome dell’iperattività, con segni evidenti di costante inquietudine e una crescente difficoltà nel concentrarsi e riflettere.
Tutti siamo parte integrante di questa realtà. Siamo tutti imprigionati in una cultura dell’Io, in cui il valore personale è strettamente legato alla ricerca dell’autoaffermazione. Il mondo stesso è ridotto a spettacolo, un palcoscenico su cui dobbiamo costantemente mettere in mostra il proprio Ego, competendo permanente per essere protagonisti, per arrivare primi, per dimostrare una determinazione incontestabile.
Viviamo il tempo della ‘Io-Crazia’, come la definì in modo ironico Lacan, dove l’Ego diventa il nuovo idolo pagano, un’entità che non tollera il fallimento, lo spaesamento, l’inciampo. La crisi.
Hegel ci ricorda che ‘la peculiarità dell’esistenza, è l’erranza. Il cammino’. Erranza-errore, nel doppio significato che i termini indicano con il quale possiamo incontrare la nostra verità interiore, i desideri più profondi e genuini. Non possiamo crescere e trasformarci senza attraversare un viaggio che includa il fallimento, che ci spinga a rivalutare le nostre vite e a interrogarci sul senso e sulla direzione che desideriamo perseguire.
Dovremmo accogliere con gioia l’errore e il fallimento come conquista, poiché è solo nelle cadute, negli inciampi che possiamo davvero comprendere il vero significato del nostro viaggio esistenziale e trovare la nostra autentica strada nella vita.
Non dovremmo temere ciò che non conosciamo. E’ inutile cercare di controllare quel che ci spaventa, perché la vita è più forte di ogni nostro tentativo di dominarla. Accogliamo l’esperienza del disarmo, della debolezza, del fallimento, poiché è proprio in quei momenti oscuri che si nasconde la luce più brillante del cambiamento e della possibilità.
(liberamente tratto da Elogio del Fallimento, Massimo Recalcati)