Progetto Transdisciplinare “iosonovulnerabile, dunque vivo, Arte è amare la realtà”
L’ex Carcere Pontificio di Velletri ospita, dal 30 settembre scorso fino al 30 gennaio 2024, una interessante iniziativa artistica, un progetto di arte contemporanea transdisciplinare, che si propone di indagare la vulnerabilità umana. Il progetto è stato curato da Sergio Mario Illuminato, artista catanese poliedrico, che ha riunito un gruppo eterogeneo di artisti delle arti visive, del cinema, della fotografia, della danza e della musica, insieme ad insegnanti, tecnici e studenti dell’Accademia di Belle Arti e dei licei romani. Questa sinergia di linguaggi diversi dell’espressività artistica trova negli spazi dell’ex Carcere Pontificio di Velletri una tela quanto mai appropriata, per esplorare un tema universale e al tempo stesso intimo qual è la vulnerabilità umana. Dopo un oblio di oltre trent’anni, questo luogo abbandonato, dalle pareti logorate dal tempo e dalla storia, oltre mille metri quadri risalenti al 1861, opera costruita dalla famiglia Romani, torna a parlare di debolezza e dolore, confinamento ed isolamento, come testimoniano le sbarre che lo caratterizzano.
L’esperimento artistico è audace e innovativo nel porre la fragilità dell’essere umano al centro della scena tetra e grigia dell’espiazione. La sfida raccolta dagli artisti è stata quella ardua di immergersi nel contesto carcerario, trasformare la durezza del passato in un luogo di riflessione e consapevolezza. Ogni angolo di questo spazio crudo e suggestivo rimanda all’incertezza, alla vulnerabilità, rappresentando l’ultima documentazione utile, prima della ristrutturazione architettonica e del cambiamento di destinazione della struttura, che avverrà nei mesi a venire.
Il progetto prende ispirazione dal libro di Sergio Illuminato “Corpus et Vulnus: omaggio ai maestri Tàpies, Kiefer, Parmiggiani”. Un gruppo di artisti ha dato vita, partendo da esso, ad una residenza artistica, della durata di sei mesi, all’interno del complesso carcerario. Gli artisti presenti hanno dedicato questi mesi per ideare e realizzare “uno spazio intellettuale profondo, articolato, critico, fragile e necessario”, come lo hanno definito. Il risultato finale è stato la nascita del Movimento Vulnerarte, la realizzazione del cortometraggio “Vulnerare” e la pratica performativa “iosonovulnerabile”. Queste attività, intrecciate tra loro, vogliono trasmettere l’idea che l’arte contemporanea è diventata irrilevante, a causa della sua lontananza dalla verità della realtà. Vulnerarte vuole rompere le barriere tra opera e non-opera, tra autore e partecipante, tra spazio espositivo e vita quotidiana.
Sergio Illuminato dice che l’arte sembra sempre più confinata solo in spazi ideologici codificati, come musei, fiere e gallerie. L’artista ha sentito la necessità di reagire alla situazione attuale, sfuggendo agli spazi anestetici predefiniti, che relegano l’arte ai margini e ha provato “a mettere al mondo il mondo”. La ricerca di Illuminato si è quindi volta alla riabilitazione di quelle che egli denomina “le cattedrali contemporanee della vulnerabilità”, quali ex carceri, ospedali, mattatoi, caserme, chiese, fabbriche, scuole e altri luoghi in stato di grave abbandono. Il fine è creare un ambiente esperienziale potenziale, uno spazio meditativo, caratterizzato da nudità, per recuperare una dimensione rituale aperta all’altro. Nel corso degli anni, Sergio Illuminato ha visto questi inediti spazi espositivi diventare luoghi in cui si sviluppa un processo di relazioni inedito, che crea un lessico condiviso.
Gli artisti che hanno partecipato all’esperienza hanno costruito una tensione narrativa all’interno del complesso dell’ex Carcere Pontificio di Velletri, dando vita ad un percorso tra ambienti intimi e al contempo inquietanti: celle, scritte dei detenuti, faldoni del tribunale penale, istallazioni originali di dispositivi di pittura-scultura, musica e cinema. Si è così creato un dialogo tra storia e arte, architettura e il pubblico. “iosonovulnerabile” è un invito a guardare oltre le mura e le barriere, per cogliere la bellezza e la complessità della vulnerabilità umana. Dalla fragilità condivisa può scaturire connessione con gli altri e forza.