Vulnerabilità e potere: arte contemporanea all’ex carcere di Velletri
Iosonovulnerabile: il progetto di residenza che porta l’arte e la creatività contemporanee nell’ex Carcere Pontificio di Velletri, per riscoprire la potenzialità della fragilità.
Varcando la soglia dell’ex Carcere Pontificio di Velletri (piazza Cesare Ottaviano Augusto) si prova un’esperienza forte che non ha nulla a che vedere con una mostra organizzata all’interno di uno sterile white cube. La realtà in provincia di Roma nasce a metà dell’800 come proprietà di Romolo Romani e per due secoli è stata adibita a galera pontificia edificata con l’unità d’Italia. Inaugurato il Carcere di Massima Sicurezza a Lazzaria nel 1991, il Carcere Pontificio di Velletri è stato chiuso definitivamente e i detenuti sono stati gradualmente spostati. L’edificio ospitava 300 persone, divise tra uomini e donne, e si sviluppava su tre piani. Dopo anni di abbandono, si è arrivati allo stato odierno. In questo contesto s’inserisce iosonovulnerabile, dunque vivo. Arte è amare la realtà, un progetto a cura di Sergio Mario Illuminato che abbraccia diversi linguaggi espressivi, intesi a indagare i temi della vulnerabilità, della realtà e del potere dell’arte.
L’iniziativa – promossa da Movimento Vulnerarte APS, con la collaborazione di Compagnia Atacama e Festival Internazionale Danza Contemporanea Paesaggi del Corpo – si ispira a Corpus et Vulnus: omaggio ai maestri Tàpies, Kiefer, Parmiggiani (Edizione IP, 2023), un libro di Sergio Mario Illuminato. Da qui un gruppo di artisti ha dato vita a una residenza artistica di sei mesi all’interno dell’ex Carcere Pontificio di Velletri. In questi mesi gli artisti si sono impegnati per trasformare il luogo in uno “spazio intellettuale”, articolato nella sua fragilità. Così è nato il Movimento Vulnerarte, il cortometraggio Vulnerare, oltre alla pratica performativa iosonovulnerabile.
All’interno delle ex celle – tra le scritte dei detenuti e accanto a pile di faldoni del tribunale penale – fino al 30 gennaio 2024 sono esposte le opere di: Sergio Mario Illuminato (pittura-scultura), Rosa Maria Zito (fotografia, scenografia), Federico Marchi con Roberto Biagiotti e Alessandro Pagoni (cinema), Patrizia Cavola e Ivan Truol con Camilla Perugini e Nicholas Baffoni (danza), Andrea Moscianese (musica) e Davide Palmiotto (arte dei suoni). Questi professionisti dell’arte hanno messo a disposizione le proprie competenze, allo scopo di invitare gli spettatori a guardare oltre i muri e le barriere per scoprire la bellezza e la complessità della vulnerabilità umana. Pertanto, l’arte si tramuta in un dispositivo che consente di attivare sia le relazioni sociali, sia la nostra forza a partire proprio dal suo contrario: la fragilità.
Tra opere in esposizione, spiccano gli Organismi Artistici Comunicanti (OAC), opere installative di Sergio Mario Illuminato che sono rimaste sei mesi nell’ex Carcere. Lì sono state esposte alla polvere, all’umidità e a tutto il degrado dell’ambiente. Infatti, le opere sono composte di pigmenti organici che con il passare del tempo si consumano per poi sparire definitivamente. La materia è viva e quindi le OAC sono effimere. Illuminato spiega: «La mia ricerca in questi spazi mira a creare un ambiente esperienzale potenziale, uno spazio meditativo caratterizzato da una nudità cristallina, al fine di recuperare una dimensione rituale aperta all’altro, in cui artisti e partecipanti possono immergersi per ascoltare le vibrazioni degli elementi preesistenti insieme alla sensibilità e all’energia degli Organismi Artistici Comunicanti che ho sviluppato nel corso degli anni. Gli spazi espositivi diventano così luoghi in cui si sviluppa un processo di relazioni senza eguali che può rivelare un lessico condiviso».