Federico Pazzaglia, EXIBART (08/01/2024)

IOSONOVULNERABILE dunque vivo. Arte è amare la realtà. Fino al 30 gennaio 2024 all’exCarcere Pontifico di Velletri

A cura di SERGIO MARIO ILLUMINATO

Ultimo mesefino al 30 gennaio 2024, per il progetto transdisciplinare a cura di Sergio Mario Illuminato che abbraccia diversi linguaggi espressivi dell’arte esplorando il concetto di coesistenza artistica nel contesto degli spazi dell’exCarcere Pontificio di Velletriun luogo di oltre mille metri quadri costruito nel 1861. Oggi, queste stesse mura servono come tela per esplorare un tema tanto universale quanto intimo: la vulnerabilità umana.
Il progetto è promosso dal Movimento VulnerarTe APS e realizzato nell’ambito dell’Accademia di Belle Arti di Roma, con il patrocinio della Regione Lazio, della Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Velletri, con la collaborazione di Compagnia Atacama e Festival Internazionale Danza Contemporanea Paesaggi del Corpo. Grazie alla sensibilità e al supporto di exibart.
In mostra sono gli Organismi Artistici Comunicanti di Sergio Mario Illuminato, custodi dell’idea che l’arte sia un processo strettamente legato alla vita come materia prima. Partendo dalla grammatica convenzionale, questi dispositivi non sono opere semplici da contemplare; mancano di una forma fissa e conclusa, somigliando piuttosto a un ‘tessuto-trama-cosmica’ in continua evoluzione, composto da pigmenti metallici e organici in costante metamorfosi attraverso reazioni chimiche, fermentazioni, alterazioni cromatiche e degrado. Inducendo un rapido processo alchemico di decadenza e rovina alla loro esistenza – dice l’artista – applico ai miei dispositivi la patina temporale che entra in tensione con l’ecosistema dinamico di cui facciamo parte con la nostra umanità. Richiamando le riflessioni del filosofo Bruno Latour sulle strutture ibride, una volta consumato il valore stabile della forma, l’opera artistica diventa un passaggio trasparente e, di conseguenza, non funziona più come un modello in sé, ma come un dispositivo comunicante che cerca di ristabilire una complessa simmetria tra l’artista e l’altro, tra la cultura e la natura. Attraverso il concetto di rovina come meccanismo creativo, emergono due forze distintive descritte dal sociologo Georg Simmel all’interno degli stessi dispositivi: la pesantezza della materia e lo spirito della natura. Queste forze convergono, creando un’unità ‘estetica-di-convergenza’ investita di un nuovo significato etico che genera molteplici strati e diverse regioni di un universo polisemico di significati fluttuanti; sempre in evoluzione, inesauribili e intraducibili, coinvolgendo una natura interpretativa attiva e inclusiva tra artisti e partecipanti. Il risultato attivo del dispositivo artistico si distacca dalle corrispondenze simboliche statiche, diventando un vero medium relazionale. Nonostante la mancanza di armonia, emergono legami profondi per l’osservatore, coinvolgendolo in un’esperienza autentica con il proprio corpo. I dispositivi di Sergio Mario Illuminato all’exCarcere Pontificio di Velletri – scrive Franco Speroni – rappresentano un processo di riappropriazione e risignificazione del mondo ed i pigmenti, riconoscendo l’interconnessione tra natura e cultura, agiscono come tracce di percorso, senza cercare la perfezione estetica ma piuttosto desiderando distruggere le forme visibili di una cultura merceologica ossessionante.

La pratica performativa transdisciplinare ‘iosonovulnerabile’ è l’ultima testimonianza del patrimonio storico dell’ex Carcere Pontificio di Velletri, rimasto intatto per due secoli prima di sperimentare una trasformazione irreversibile.

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