Organismi-Artistici-Comunicanti

 

Gli ‘Organismi-Artistici-Comunicanti (OAC)’ rappresentano il cuore pulsante del progetto ‘iosonovulnerabile’. Essi incarnano una nuova concezione dei dispositivi artistici contemporanei: non più oggetto fisso o simbolo statico, ma un processo dinamico, in perenne interazione con la vita e la realtà circostante. Gli OAC traggono ispirazione da una tradizione che abbraccia diverse epoche artistiche e filosofiche, fondendo esistenzialismo, fenomenologia e avanguardie come dadaismo e surrealismo.

Per l’OAC, l’arte è un organismo vivente: respira, cresce, si trasforma e, inevitabilmente, si deteriora. Qui risuona il pensiero di filosofi come Henri Bergson e Gilles Deleuze, per i quali la vita e il tempo sono flussi inafferrabili, resistenti alla fissazione. Come il concetto di durée di Henri Bergson, che descrive il tempo come un flusso indivisibile di esperienze e trasformazioni, così gli OAC liberano l’arte dalla staticità, abbracciando il cambiamento continuo.

Gli OAC si collegano alla fenomenologia di Maurice Merleau-Ponty, dove l’esperienza estetica è un’interazione tra soggetto e mondo. Non si limitano a essere contemplati, ma richiedono una partecipazione attiva, coinvolgendo lo spett-attore sia fisicamente che mentalmente. Questo concetto è centrale nella fenomenologia, che vede il corpo non come un oggetto tra gli altri, ma come il mezzo attraverso cui il mondo si rivela.

La forma degli OAC è fluida, sempre in mutamento, sfidando l’idea tradizionale di arte come ricerca di perfezione e permanenza. La loro trasformazione sottoposta a processi naturali richiama l’entropia, un concetto caro all’arte povera e concettuale degli anni Sessanta e Settanta. Opere come quelle di Joseph Beuys e Piero Manzoni trovano eco qui, dove l’arte non è mai completamente definita, ma è soggetta a un divenire continuo.

Conflitto e tensione caratterizzano gli OAC, che incarnano una dialettica tra forze opposte: scopo e accidente, estetica ed etica, passato e presente. In questo, ricordano le teorie di Theodor W. Adorno, per il quale l’arte è una forza negativa che rivela le contraddizioni della realtà. Gli OAC non offrono risposte definitive, ma aprono spazi di riflessione critica, esponendo l’ambiguità dell’esperienza umana.

Nel loro dinamismo, gli OAC trascendono le simboliche convenzionali per diventare medium relazionali. Essi richiamano l’arte relazionale di Nicolas Bourriaud, in cui l’opera è un luogo di interazione, più che un oggetto compiuto. La loro esperienza si costruisce nel dialogo con lo spett-attore, in un processo di co-creazione che dissolve i confini tra arte e vita.

Pratica Performativa Transdisciplinare

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