Corpo-oltre-Materia

 

Il ‘corpo’ e la ‘vulnerabilità’ sono anelli forti dell’umanità che banditi dal commercio globalizzato del presente entrano di diritto tra i materiali usati per l’arte nel creare Organismi Artistici Comunicanti‘ di ‘etica nomade‘ ed emancipare nella rovina il viaggio dell’uomo moderno.

Da sempre, in ogni angolo della Terra, miliardi di corpi si toccano e si mescolano. Si fondono e si confondono. Questi volumi tattili si immischiano in una comunicazione e uno scambio perenne che accompagna l’evoluzione dell’umanità.

Il filosofo francese Jean-Luc Nancy, con la sua preziosa intuizione del Corpus, ci permette di cogliere con estrema precisione come l’esperienza del corpo nello spazio e nel tempo, qui ed ora, sia sempre un attraversamento dei limiti, all’estremità che non è mai chiusa, in cui si manifesta l’identità stessa del mondo, l’identità assoluta di quell’apertura originaria del sé verso l’altro da sé (singolare-plurale), in una costante fluttuazione tra dentro e fuori in uno spazio che non può essere semplicemente definito come intimo, raccolto o concentrato.

L’uno è anche irresistibilmente, invisibilmente, sempre molti, poiché tutti i corpi si influenzano a vicenda, gravitano gli uni sugli altri e si contrappongono gli uni agli altri, eredi del mondo della gravità. Il corpo non esiste che in questa materialità, in questo senso, al limite, al margine esterno.

Pensiamo, per semplificare, alla visione dell’acqua e degli scogli, che sono interdipendenti e si plasmano reciprocamente: acqua e scogli, onde e rocce si adattano l’uno all’altro e si modellano lentamente, lasciando una traccia nel mondo dei corpi come materia che si mescola con sé stessa e con l’altro, in una prossimità inquietante.

Il filo del discorso, nel suo avvolgersi, ruotare e riaggomitolarsi, gioca continuamente con le metonimie del toccare, come il filosofo Jacques Derrida ha sottolineato all’amico-discepolo Jean-Luc Nancy. Il corpo, che non è né significante né significato, deve entrare in contatto con un altro per sperimentare la propria esistenza.

Il crearsi spazio, l’allargarsi dei corpi attraverso il contatto (dove pensare al toccare non può e non deve significare solamente un contatto fisico) permette loro di assumere nuovi pesi, come quello dell’e-mozione, muovendosi verso l’esterno di sé stessi, un’esperienza comune a tutti i corpi.

 

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