Antonio Calbi, Direttore Istituto Italiano di Cultura

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L’estate 2024 è stata per Parigi l’estate dello sport. Lo è stata anche per l’Istituto Italiano di Cultura che ha celebrato le Olimpiadi e le Paralimpiadi parigine con il ricco palinsesto Passions Olympiques. Questa speciale programmazione culturale estiva è stata l’occasione per ricordare che la bellezza dello sport sta nella sua competizione “pacifica”, che lo sport deve essere inclusivo, così come deve esserlo la cultura. Le Olimpiadi e le Paralimpiadi sono ormai finite, ma il lavoro per una cultura accessibile e inclusiva non finisce mai.

Le opere monumentali create dal Movimento VulnerarTe durante una residenza nell’ex-carcere di Velletri, dialogano con i graffiti lasciati dai detenuti quando il carcere era ancora in funzione. Nella pratica del movimento, le arti visive si associano alla musica, al cinema, alla danza in un significativo progetto dal nome umile: iosonovulnerabile.

Questo evento pluridisciplinare riflette la complessità del mondo in cui viviamo e, i dispositivi che ne fanno parte parlano di un tema che la cultura non deve mai dimenticare: la vulnerabilità di chi crea e la vulnerabilità di chi guarda, e in definitiva la vulnerabilità umana.

Le installazioni accolte in quest’occasione invitano a guardare oltre gli incubi del Ventunesimo secolo – che è iniziato nel segno del terrore globale con l’abbattimento delle Twin Towers e oggi prosegue con le folli guerre in Ucraina e in Palestina – e riassumono così l’obiettivo che ci fissiamo quotidianamente: lottare contro gli abusi, le guerre e le violenze attraverso la cultura, i gesti artistici, l’esercizio del pensiero e del confronto. Azioni non soltanto di resilienza ma di costruzione prospettica di futuro.

Iosonovulnerabile è una ricerca che si ispira direttamente al libro di Sergio Mario Illuminato Corpus e Vulnus: Tàpies, Kiefer, Parmiggiani. La pratica artistica che ha motivato questo progetto è erede dell’arte informale e concettuale. E non è un caso se iosonovulnerabile incontrerà all’Hôtel de Galliffet proprio l’opera del grande maestro italiano dell’arte concettuale: Claudio Parmiggiani. Una canoa colma di pigmenti puri in polvere sarà l’Opera d’onore dell’autunno. Attraverso quest’opera Parmiggiani mette in scena l’assenza: l’assenza dell’acqua, l’assenza del porto di partenza e del punto di approdo, l’assenza di chi rema. Come nelle opere presentate all’interno del progetto iosonovulnerabile, la rappresentazione viene meno e lascia lo spazio alla contemplazione e alla meditazione sulla condizione umana. Tutte queste opere perdono la loro ragione d’essere senza lo spettatore: è la sua presenza, il suo sguardo e i suoi moti interiori che ne legittimano il senso, che permette loro di vivere e di esprimersi.

Saranno ancora molte altre le iniziative dell’Istituto che ricorderanno quanto la cultura debba far riflettere sulla fragile condizione della realtà umana: con la mostra delle fotografie di Domenico Notarangelo sul set de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini riscopriremo una Matera fragile, che ancora non aveva riscoperto l’orgoglio della sua identità millenaria; con la riproposta di Viaggio in Italia, il racconto delle trasformazioni del paesaggio italiano ideato da Luigi Ghirri, ripercorreremo le bellezze infrante della più bella penisola del mondo; il grido lucido e straziante di Ecuba – Anna Galiena – nella riscrittura di Alessandra Puliafico delle Troiane di Euripide ci farà indignare contro le distruzioni e le sofferenze delle guerre scatenate dagli uomini; ricorderemo Giacomo Matteotti trucidato dai fascisti cento anni fa; ci avvicineremo in punta di piedi alla fragilità’ di Goliarda Sapienza; dibatteremo di città e di umanità, prime puntate di un ciclo di incontri realizzato in collaborazione con l’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales; Dacia Maraini ci racconterà di quando bambina è stata prigioniera di un campo di detenzione in Giappone, nel corso della seconda guerra mondiale; ricorderemo il delitto Mattarella attraverso il film di Aurelio Grimaldi e abbiamo chiesto a Fiammetta Borsellino, figlia del giudice assassinato dal terribile intreccio di mafia e poteri deviati, di condividere con noi il suo impegno nel formare le future generazioni alla legalità, primo passo verso la rinuncia a ogni forma di violenza.

Questo e molto altro per ricordarci che la cultura è occasione di formazione e di crescita e a volte anche di lotta contro le ingiustizie. Il primo passo per farlo è accettare le nostre stesse fragilità. In un mondo che continua a richiedere la perfezione, noi scegliamo di esaltare la vulnerabilità, la bellezza del gesto semplice, puro.

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